Adler, una rivoluzione incompiuta, orientata in Italia in senso psicodinamico da Francesco Parenti1 (alcuni riferimenti ai disturbi ossessivo-compulsivi). Contributo alla storia della Individualpsicologia e della psicoterapia italiana
Parole chiave:
adler, parenti, psicologia individuale, storia della psicoterapia, disturbo ossessivo-compulsivo, doc, traduzione, forma, sostanza, storia del movimento adleriano, psicologia individuale comparata, filologia, rivoluzioneAbstract
Adler si separò da Freud nel 1911 a causa di idee rivoluzionarie che gradualmente, come dice Ellenberger, sono state acquisite dalla maggior parte dei modelli psicoterapeutici. La rivoluzione adleriana, tuttavia, è nata con due problemi di fondo che si sono influenzati e rafforzati a vicenda, tanto da lasciarla incompiuta. Il primo è legato al suo orizzonte applicativo troppo ampio: il suo obiettivo ideale era quello di condurre lo sviluppo umano verso una nuova società e un nuovo modello antropologico. In altri termini, questa ispirazione messianica universale - che costituisce l'essenza di ogni vera rivoluzione - era anche il limite che impediva ad Adler di sviluppare adeguatamente il suo modello, anche nelle sue due componenti psicologiche fondamentali, quella psicodinamica e quella psicoeducativa. Il secondo problema è di tipo linguistico e semantico e riguarda la difficoltà di Adler di sviluppare le idee in modo sistematico e formalmente rilevante; questo aspetto è ben noto agli studiosi ma
Questo aspetto è ben noto agli studiosi, ma, a mio avviso, non è mai stato pienamente esplicitato nelle sue implicazioni teoriche e pratiche. In questo articolo viene discusso il contributo di Francesco Parenti, sia nell'orientare il modello individualpsicologico in senso psicodinamico, sia nel far uscire il testo adleriano dall'aura nebulosa che lo affligge: un'operazione necessaria che gli ha fatto pagare il prezzo della correttezza filologica (nell'articolo si fa costante riferimento alla nevrosi ossessiva)