PSICOTERAPIA, ANALISI. Per un riconoscimento della diversità nella continuità

Abstract

Il presente lavoro intende proporre alcune riflessioni sui significati e sulle differenze tra psicoterapia e analisi in una prospettiva psicodinamica adleriana, pur nella continuità dei processi di cura, trasformazione e cambiamento. Il lavoro parte dalle differenze storico-culturali e normative che hanno accompagnato la definizione delle figure professionali di analista e psicoterapeuta, approfondendo anche la dimensione sociale ad esse attribuita, per poi addentrarsi nella ricerca di un senso diverso tra psicoterapia e analisi. Da un lato lo psicoterapeuta, il cui compito di accogliere e trattare la sofferenza del paziente, e spesso la psicopatologia, è orientato e socialmente orientato alla ricerca di una nuova condizione di equilibrio adattivo in cui la vita del paziente assuma (più) senso, alla ridefinizione di un senso della vita di fronte alla sofferenza che ne minaccia il significato.

Dall'altra parte, l'analista, il cui compito di conoscere e accompagnare il mondo del paziente si proietta in un'esplorazione esistenziale - conoscenza che tende all'infinito, fino a contemplare, accanto alla religione e alla filosofia, il senso della morte. Specificità dell'analisi sarebbe quindi non tanto una differenza nella tecnica di conduzione delle sedute - visto che per lungo tempo si è dibattuto nel mondo psicoanalitico sull'interpretazione del transfert - ma il suo intento di accompagnare l'analizzando di fronte al limite radicale del senso della vita, nel tentativo di conciliare l'inconciliabile, la spinta vitale e la consapevolezza della morte.
Il processo di incoraggiamento, nella dimensione analitica, può essere condotto fino alla possibilità di stare coraggiosamente nei limiti della finitudine della nostra vita, senza che questa perda di significato. Qui possiamo collocare il pieno significato dei compiti vitali di Adler