Giudice-Psicologo: tribunali per i minorenni nella bufera

Abstract

Le varie istituzioni e organizzazioni di servizio sociale che si occupano della cura, della protezione e dell'educazione dei minori, e praticamente tutti gli altri operatori del settore, attendono da tempo la nascita di una seria riforma giudiziaria. Inevitabilmente, una riforma di questo tipo deve tenere conto dell'ampiezza dei cambiamenti avvenuti all'interno del sistema giudiziario stesso e nell'intero spettro della società civile da quando, nel 1934, è stata istituita la categoria del giudice-psicologo. La creazione di questa nuova figura professionale si basava sulla consapevolezza delle caratteristiche peculiari dei casi minorili che li distinguevano da quelli della popolazione generale e sulla necessità di un pool di professionisti che, con il loro significativo bagaglio di discipline umanistiche e cliniche, potessero arricchire le decisioni dei Tribunali ordinari. La proposta di riforma recentemente votata in Parlamento prevedeva la soppressione degli attuali Tribunali per i Minorenni e la loro sostituzione con normali sezioni specializzate ospitate nei Tribunali Ordinari. Questa riforma rappresentava un vero e proprio attentato ai diritti legali e sociali dei minori e avrebbe di fatto cancellato 70 anni di cultura minorile in continua evoluzione. Si spera che le osservazioni contenute in questo saggio dimostrino non solo la perdurante efficacia della categoria del Giudice-Psicologo, ma che in realtà essa sia divenuta davvero indispensabile, in quanto la presenza di queste nuove componenti professionali costituisce un apporto critico essenziale, capace di mitigare le rigidità della legge attraverso la diligente applicazione di valori e principi raccolti dalla cultura minorile che si è andata formando negli ultimi sette decenni