Trattamento psicoterapeutico di soggetti con traumi precoci
Parole chiave:
trauma, attachment, countertransference, relazione implicita condivisa, psicoterapia adleriana, attaccamento, controtransfert, mentalizzazione, relazione terapeutica, mindfulnessAbstract
Il controtransfert, diversamente dal passato, sta diventando sempre più uno strumento necessario ed indispensabile per la cura e la comprensione del paziente, soprattutto dei pazienti con gravi disordini della personalità e traumi precoci, quali sono così frequentemente quelli che incontriamo oggi.
Emerge oggi l’immagine di un analista meno neutrale e più partecipante che può in certi casi ‘agire’ all’interno del setting (enactment), fino a rivelare e mettere in gioco delle parti di sé (self-disclosure), in accordo con una visione dell’essere umano come organizzatore di esperienze, come soggetto esperienziale.
Nei momenti più critici di un trattamento psicoterapeutico psicodinamico, soprattutto con pazienti strutturalmente gravi con i quali si rischiano continue fasi di stallo o reazioni terapeutiche negative, il lavoro psicoterapeutico è possibile solo se l’analista è in grado di mettere in gioco, o ‘rivelare’, alcune parti di sé all’interno della relazione col paziente, come ‘sentire per far sentire’, ’pensare per far pensare’, ‘dire per far dire’, ‘raccontare per far raccontare’.
Quando la relaziona terapeutica struttura un’esperienza emotiva correttiva della sofferenza: questa nuova esperienza produce, contestualmente, una trasformazione della memoria traumatica implicita, legata all’attaccamento primario, e ristruttura almeno in parte, a livello intrapsichico, i circuiti associativi consci ed inconsci ed i moduli di legame del paziente. Vengono fatti alcuni cenni sul trauma e la sua psicofisiologia. Viene presentato un caso clinico a titolo esemplificativo